People between tradition and modernity, and sometimes they come back.

sabato 23 agosto 2008

Identità e dintorni


L’unica identità è la mia carta di identità”. Inizia con questa battuta la risposta di Giorgio Todde quando gli chiedo quale sia la sua idea di identità che tanta importanza riveste nel dibattito culturale sardo. Poi però aggiunge “Le risponderò portandole come esempio quanto avviene in medicina, dove solitamente il paziente si accorge dell’esistenza e dell’importanza di un organo solo quando questo è malato. Ecco com’è l’identità in Sardegna”. La sinteticità e l’efficacia, uniti all'ironia a tratti caustica, lasciano poco spazio agli equivoci e confermano positivamente le mie aspettative sull’incontro di giovedì sera al Museum Europäischer Kulturen (Museo delle Culture Europee, ndr) di Berlino.

Giorgio Todde e Maria Giacobbe hanno partecipato alla presentazione di due loro libri, “L’occhiata letale” e “Diario di una maestrina”, recentemente tradotti in tedesco. La serata si è aperta con una breve analisi della letteratura sarda contemporanea, seguita dalla lettura di alcuni brani in tedesco e in italiano poi conclusasi con le domande del pubblico. I due autori sono apparsi essere persone molto piacevoli, aperte al dialogo e a loro modo impegnate pur proveniendo da esperienze differenti.

In Danimarca da oltre quarant’anni, Maria Giacobbe è nata a Nuoro e scrive in italiano e danese da Copenhagen dove vivono anche i suoi figli. Ama la Sardegna, ogni volta che torna la trova sempre più bella ma non altrettanto può dire della sua gente che gradirebbe più “buona”. Vorrebbe vedere una Sardegna che cambiasse diversamente, che fosse capace di offrire più opportunità ai suoi giovani. Insomma, proprio perché l’ama ne è così critica.

Giorgio Todde è cagliaritano.
Nel capoluogo sardo svolge la professione di medico oculista ma è anche un intellettuale attivo, scrive per la Nuova Sardegna ed è stato membro del comitato scientifico che ha contribuito all’elaborazione del Piano Paesaggistico Regionale. Quando un signore tedesco gli chiede che cosa significhi per uno scrittore vivere in un’isola risponde “Non ho mai vissuto l'insularità come un limite e non ha mai sentito l'esigenza di lasciarla. Già dagli anni cinquanta Cagliari era collegata a Roma da otto voli giornalieri...”.

Dopo gli autografi e le fotografie ci siamo intrattenuti per circa due ore nel parco dove è stato allestito un buffet e si è parlato dei temi più svariati: dalla politica regionale al paesaggio, dall’esperienza qui a Berlino alle sfide prossime a venire.
Maria Giacobbe ha raccontato dei significativi aneddoti della sua infanzia e quando le ho chiesto quale fosse il suo segreto per mantenersi così giovane mi ha confidato “Pensare di avere sempre cinque anni, ma soprattutto conservare sempre la curiosità dei cinque anni”.

(Foto: 2008 Quilmes)

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