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venerdì 26 settembre 2008

SCHINEPISCI, LA PRIMA A BERLINO


Il Centro Culturale Sardo di Berlino ha presentato in anteprima lo spettacolo teatrale Schinepisci di Ilaria Nina Zedda, una produzione dell’associazione culturale "L'Aquilone di Viviana"di Serrenti, Cagliari. La cornice dell’evento è stata il Kulturbrauerei di Prenzlauerberg, una ex fabbrica di birra in uno dei quartieri più vivi e dinamici di Berlino. Era la prima volta che una giovane compagnia teatrale sarda presentava uno spettacolo nella capitale tedesca e il loro coraggio è stato ripagato da un pubblico numeroso ed entusiasta.

“Schinepisci” significa lisca di pesce e rappresenta un sistema formale mnemonicometrico utilizzato dai cantadoris del Campidano per le gare di improvvisazione poetica. I poeti improvvisatori tessono all’interno della poesia mille fili di ragionamento differenti, non legati tra loro da schemi logico-narrativi, per arrivare a svelare nel finale il tema principale, che è rimasto virtuosamente nascosto per tutta la durata della gara. Sono gli stessi fili che i protagonisti dello spettacolo tessono intorno a quello che è l’elemento centrale della scenografia: una grossa cisterna per l’acqua, ricostruita tridimensionalmente in un laboratorio scenografico e identica a quella che si trova tutt’ora in via Pertini a Quartucciu.

La piéce è la storia sub-urbana di un gruppo di giovani sardi che ricerca se stesso nell’arco di una notte di carnevale. In uno dei tanti “non luoghi” di quella che potrebbe essere una qualunque periferia europea si rincorrono le loro storie, amori e paure tra musiche rap sarde, cartoni animati anni ’80, launeddas, mamutones, droga, graffiti e rifiuti. Schegge di un mondo, raccontato con forte sensibilità e interpretato con grande passione, che per molti giovani della Sardegna di oggi non solo non lascia spazio ai sogni ma che a tratti sembra addirittura precipitare. Perchè ha smarrito le chiavi della propria memoria anche se non ha ancora perso la speranza di poterle ritrovare. Come quando, dall’alto della cisterna, i protagonisti rivedono quelle che, negli anni '40, erano “le serre più grandi d’Europa” e dove adesso ci sono solo palazzine dall’architettura americana.
Schinepisci è anche questo, una finestra sul cavedio per fare luce sulla memoria e un messaggio che ci riporta con forza al presente. In un periodo in cui in Sardegna si scontrano visioni opposte del paesaggio e della sua tutela, vale la pena interrogarsi sui valori non solo economici ma anche simbolici, storici e identitari del paesaggio che ci circonda. Da questo punto di vista lo spettacolo odierno, con la sua grande cisterna divenuta prima un “non luogo” e poi una traccia viva del paesaggio giovanile, è stato sicuramente un’altra tessera di quel mosaico che, partendo da Ballo a tre passi di Salvatore Mereu e arrivando al più recente Sardinia Blues di Flavio Soriga, sta ricomponendo, questa volta con il teatro, il volto della Sardegna contemporanea. Un volto che, per usare le parole della regista, non è solo quello “dell’isola felice di cui parlano i mass media”.



Link:
Schinepisci, il teatro sardo a Berlino (articolo di L.P.)
Centro Culturale Sardo di Berlino

(Foto: 2008 Quilmes)

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