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domenica 30 novembre 2008

Dimissioni Soru: le ragioni della crisi (2)


Come raccontato nel post precedente (vedi la "decada perdida" sarda 1994-2004) questa era la situazione alla vigilia delle Regionali 2004.

La classe politica sarda (di destra e di sinistra) era completamente delegittimata e, per questo motivo, si aprì , a sinistra, la finestra per la candidatura di Renato Soru. Un uomo di successo, fondatore di Tiscali, imprenditore e sardo di ritorno dopo diciotto anni vissuti tra Milano e la Repubblica Ceca ( dove fondò il primo operatore internet locale). Insomma l'uomo giusto, capace di coniugare tradizione e modernità e portatore di un messaggio profondamente riformista. Il suo paladino, colui che più di altri lottò contro buona parte dei gruppi dirigenti DS e Margherita che si opponevano all'idea di un esterno, fu Antonello Cabras. Attualmente Senatore PD , è stato segretario regionale di quattro partiti (PSI, Federazione Democratica, DS e infine del PD sardo dal 14 ottobre 2007 al luglio 2008) e può in un certo qual modo essere considerato il vero "deus ex-machina" della politica sarda degli ultimi venti anni.

Grazie ad una campagna elettorale magistrale Soru stravinse e, grazie alla riforma elettorale del 2001, fu il primo presidente della Regione eletto direttamente dai cittadini. Da allora quanta acqua è passata sotto i ponti del Tirso (il più lungo fiume sardo, ndr)!

Cabras è di fatto diventato negli anni uno dei più tenaci critici del presidente. Lo scontro tra i due è diventato palese alla vigilia delle primarie per l' elezione della segreteria regionale del PD sardo del 14 ottobre 2007. Da mesi era ormai chiaro che all’interno della coalizione di governo si stesse lavorando per ostacolare una eventuale ricandidatura di Renato Soru alle regionali del 2009 e, per questo motivo, i soriani giocarono l' unica carta nelle loro mani: la candidatura del presidente della Regione alla segreteria del Partito Democratico sardo.

Questa decisione fu duramente criticata dalla partitocrazia isolana: l' outsider di un tempo voleva addirittura conquistare il centro di comando politico! Antonello Cabras, sostenuto da buona parte dell’establishment di sinistra, presentò la sua candidatura come chiaro segno di antagonismo a quella di Soru per evitare, secondo le motivazioni di quei giorni, un inopportuno e pericoloso accentramento di potere (le due più importanti cariche regionali nelle mani di un'unica persona). Fu una campagna elettorale diretta ma senza toni aspri (del resto concorrevano per lo stesso partito) e alla fine vinse, di misura, Antonello Cabras grazie sia ad un errore strategico di Soru (per allargare il più possibile la partecipazione democratica si presentò con due liste anziché una sola come invece fece il suo diretto concorrente) che al voto "inquinato" da quello degli elettori del centro-destra che andarono a votare contro Soru ai seggi delle primarie del PD ("inquinamento" ampiamente documentato dal quotidiano sardo indipendente on-line www.altravoce.net). Per non distruggere il partito appena creato i soriani non si attardarono in polemiche post-elettorali ed optarono piuttosto per una convivenza "pacifica" che, di fatto, ha comunque portato all'immobilismo del partito (a distanza di più di un anno, il partito non è stato ancora strutturato nel territorio con i circoli e le segreterie locali, etc.)

Come si evince da quanto sin qui scritto è evidente che il PD sardo è nato spaccato. La segreteria di Antonello Cabras si è conclusa con le sue dimissioni dello scorso luglio quando prese atto di non avere più una maggiornaza interna al partito in quanto alcuni "big" sardi del PD nazionale si erano apertamente schierati pro-Soru. Da luglio è successo di tutto: dopo le dimissioni i cabrasiani non sono riusciti ad esprimere una candidatura alternativa e ciò ha portato, a fine luglio 2008, all' elezione di Francesca Barracciu alla segreteria del PD
sardo. La Barracciu è una soriana, ha 42 anni, due lauree, bella presenza, ex sindaco di Sorgono e consigliere regionale dal 2004. La sua elezione non è stata riconosciuta da una metà del partito per un disaccordo sull'interpretazione del quorum (maggioranza dei presenti o maggioranza dei membri dell'assemblea) e ci si è addirittura spinti sino alla denuncia dell’elezione della Barracciu alla magistratura per questi presunti vizi formali. Tuttavia nè la magistratura, nè la commissione nazionale di garanzia del PD hanno constatato nessuna irregolarità e per questo motivo la segreteria del PD sardo è adesso di aria soriana. Ma risolto il problema tecnico rimaneva assolutamente irrisolto e aperto quello politico.

Non potendo più osteggiare Soru dentro il partito era inevitabile che lo scontro si trasferisse in consiglio e così arriviamo all' altra sera. La votazione di un emendamento alla legge urbanistica è stata l’occasione per esprimere un voto contrario ad una parte chiave del programma di governo ( la tutela paesaggistica e ambientale) con il risultato di indebolirne la forza dentro e fuori il partito. Soru non ha potuto accettare quella che è stata considerata come una palese manifestazione di sfiducia verso il suo operato e ne ha preso atto rassegnando le dimissioni. Ha potuto farlo perché più indipendente rispetto ai presidenti del passato. La novità infatti è che questa volta il presidente della Regione è stato eletto direttamente dai cittadini e quindi non è "schiavo" del consiglio. Anzi. Le sue dimissioni, se confermate, implicano lo scioglimento dello stesso e nuove elezioni.

Ma questa è una storia ancora da scrivere.....

Cronaca: sabato 29 novembre il senatore Antonello Cabras ha rilasciato un'intervista a Panorama dove presenta la sua analisi del caso Sardegna, clicca su questo link per leggere l'articolo.

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