People between tradition and modernity, and sometimes they come back.

mercoledì 26 novembre 2008

Renato Soru si è dimesso


Le contraddizioni dello scontro interno del PD sardo esplodono sulle politiche di tutela e sostenibilità ambientale fortemente volute dalla Giunta Soru e assumono una dimensione nazionale. Spero sia l'occasione per poter iniziare un dibattito serio su questi cinque anni di riformismo soriano e sul loro valore paradigmatico per l'intero Paese. Riporto un mio commento pubblicato su "La Nuova Sardegna" e l'articolo del Corriere.it. Proprio oggi "Il Sole24Ore" aveva dedicato un articolo-analisi sul questi primi cinque anni di governo della regione.

Commento:
Le dimissioni del Presidente Renato Soru arrivano dopo l'ultimo tentativo, questa volta palese, di una corrente della sua stessa "maggioranza" di logorare il suo riformismo e la sua possibile rielezione. E' un gesto estremo, difficile da accettare per tutti coloro che credono in lui ma forse l'unico possibile e che comunque segnerà un punto di non ritorno. Adesso ognuno dovrà prendersi le sue responsabilità perchè non si tratta delle tradizionali dimissioni alle quali i partiti ci avevano abituato. Questa volta si è dimesso un Presidente che, per la prima volta in sessanta anni di autonomismo, era stato eletto direttamente dai cittadini. Gli elettori presenteranno il conto e per alcuni sarà molto salato. Grazie Renato, sono certo che la maggioranza dei sardi ti rieleggerà!



Articolo www.corriere.it

l'addio arriva dopo la bocciatura palese di un emendamento voluto dal governatore
Strappo di Soru: «Mi dimetto»
Il presidente della Sardegna lascia per contrasti con il Pd sulla legge urbanistica regionale

CAGLIARI - Un vero e proprio colpo di scena. Il presidente della Regione Sardegna si è dimesso stasera dall'incarico con una comunicazione in Consiglio regionale che stava per approvare la nuova legge urbanistica.
Le dimissioni saranno formalizzate mercoledì con una lettera che sarà inviata al presidente dell'Assemblea sarda, Giacomo Spissu.

LA VICENDA - La situazione politica in Sardegna era diventata in serata molto tesa dopo che il Consiglio regionale aveva bocciato a scrutinio palese (con 55 contrari e solo 21 a favore) la prima parte di un emendamento fortemente voluto dallo stesso governatore a uno degli ultimi articoli della nuova legge urbanistica, argomento sul quale si erano registrate divisioni e forti contrasti nel gruppo del Pd. Non appena il presidente dell'Assemblea ha comunciato l'esito della votazione, Soru ha lasciato l'aula e si è chiuso con i più stretti collaboratori in un ufficio. Il clima è poi diventato «incandescente» quando alla ripresa momentanea dei lavori, l'assessore dell'Urbanistica al quale il presidente si era rivolto per chiedere il parere della giunta su un altro emendamento in discussione, ha spiegato di non ritenere di poter esprimere nessun parere perchè «il presidente sta assumendo delle decisioni».

IL DISCORSO - «E' un momento critico in cui tutti siamo chiamati a dare la nostra parte migliore. Ma pur nella consapevolezza di questo momento, credo sia la cosa migliore per i sardi chiarire subito lo stato della maggioranza cui hanno dato fiducia finora e come possa terminare la legislatura, in che modo e come affrontare il futuro. Per questo utilizzo questa comunicazione in Aula per annunciare le mie dimissioni». Con queste parole, intervenendo in Aula dopo che la Giunta era andata sotto su un emendamento di sintesi all'articolo 42 alla legge urbanistica, il presidente Soru ha annunciato la volonta di dimettersi, a fronte di un «dissenso forte», manifestatogli dalla sua maggioranza di centrosinistra. »Non è un dissenso solo sul merito della legge ma ancora più una mancanza di fiducia forte fra il presidente e la sua maggioranza«, ha spiegato Soru. «Ho riflettuto sul fatto di essere un presidente eletto direttamente dai sardi. Ma non si può governare senza una forte maggioranza in Consiglio regionale, tanto più che abbiamo davanti la discussione della finanziaria, l'ultima della legislatura. Mi sono riletto la legge statutaria e ho riflettuto su cosa sia più utile per la Sardegna e non più utile per me».
«Non sarà l'ultimo giorno della mia esperienza politica», ha sottolineato ancora Soru. «Voglio mantenere salda la mia chiarezza, i principi che hanno ispirato la mia esperienza fino ad adesso. Ho cercato di riflettere su cosa sia più utile per la Sardegna e i sardi, non per me. Pur nella consapevolezza del momento difficile nel mondo, in Italia e in Sardegna, credo che la cosa migliore per i sardi sia chiarire immediatamente lo stato della maggioranza alla quale hanno dato fiducia fino a oggi». Il presidente ha poi aggiunto che presenterà le dimissioni formalmente domani: saranno efficaci entro 30 giorni. Dal 21esimo al 30esimo giorno di questo periodo l'Assemblea sarda potrà discutere le dimissioni. Se non ci saranno ripensamenti del presidente, il Consiglio sarà sciolto e le prossime elezioni, già previste in primavera per la naturale scadenza della legislatura, dovranno tenersi entro sessanta giorni.

PD: RIANNODARE I FILI - Il Pd però spera ancora di portare a termine normalmente la legislatura convincendo Soru a ritirare le dimissioni. «Una notizia che ci preoccupa e che giunge in un momento delicato ed importante del governo riformista della giunta regionale. Lavoreremo nelle prossime ore per ricomporre il quadro politico e fare in modo che non si apra la strada della fine anticipata della legislatura» ha dichiarato Andrea Orlando, portavoce del Pd. «Lavoreremo - ha spiegato Orlando - per evitare la fine anticipata della legislatura e consentire di proseguire un'azione di trasformazione della Sardegna che riteniamo importante e decisivo>>.

Nessun commento: