People between tradition and modernity, and sometimes they come back.

martedì 17 febbraio 2009

Ombre sulla Sardegna


I dati del voto in Sardegna
per il rinnovo del Consiglio regionale e per l'elezione del Presidente della Regione confermano, a spoglio quasi ultimato,il netto vantaggio del candidato del centrodestra, Ugo Cappellacci, con oltre il 50 per cento dei voti. Il Presidente uscente, Renato Soru, intorno al 43 per cento.

Ho sempre pensato che l'opzione di queste elezioni fosse tra continuare ad essere dei "poveracci" o affrancarsi finalmente da certi condizionamenti scegliendo finalmente un percorso di crescita e consapevolezza basato sull’assunzione delle proprie responsabilità.
All'inizio ho anche pensato che la vittoria della coalizione "Berlusconi Presidente" fosse colpa solo e soltanto di noi sardi e della nostra tendenza ad essere "attratti dai colonizzatori" poi però ho allargato l'orizzonte e ritengo ci siano almeno altri tre elementi che hanno pesato su questo risultato.

Innanzitutto le elezioni sono state violentate da Silvio Berlusconi senza che nessuno dicesse o potesse dire qualcosa perchè questa è l'Italia di oggi. Non credo che in nessun altro paese europeo il Primo Ministro si sarebbe permesso di utilizzare la sua carica istituzionale a fini squisitamente elettorali con il triplice fine di conquistare il governo di un'altra regione (perdipiù "autonoma"), uccidere nella culla uno dei suoi futuri concorrenti (Renato Soru,ndr) e dare una forte spallata al PD. Tutto questo invece è avvenuto in Italia senza che nessuno si indignasse per la sovraesposizione mediatica del Premier e della sua spalla Cappellacci accompagnata da una macchina elettorale collaudata (la stessa utilizzata in Abruzzo e nelle politiche del 2008) e dotata di mezzi e risorse finanziarie sproporzionatamente superiori a quelle del suo diretto avversario.

Il secondo elemento è quello dell'oligopolio mediatico che controlla il mercato dell'informazione in Sardegna. Desidero sottolineare in particolare la posizione dominante del Gruppo Unione Sarda di Sergio Zuncheddu (imprenditore immobiliarista legatissimo alla lobby del mattone) che, con l'Unione Sarda e Videolina, da sempre riesce a creare e modificare il consenso soprattutto nell' Oristanese e nel Cagliaritano con risultati che non hanno mai favorito la comprensione delle riforme avviate da Renato Soru.
Un dato su tutti: in cinque anni non è mai stato intervistato da Videolina nonostante l'abbiano fatto BBC, ZDF (la tv pubblica tedesca), RAI, LA7, ecc. impedendo in questo modo a molti sardi di poter capire il significato e la portata delle politiche della Giunta Soru.

Il terzo elemento è la divisione interna al PD e in particolare a quello sardo. Il PD è un partito che è entrato in crisi sin dalla sua nascita probabilmente per aver disatteso da subito quello che era uno dei suoi obiettivi principali: allargare la partecipazione e rinnovare la classe dirigente del centro-sinistra. Il tempo ha infatti dimostrato che si è trattato perlopiù di un'operazione di facciata che ha visto le varie leadership dei partiti fondatori (DS, Margherita,ecc) creare altrettante correnti all'interno del neonato PD. Nel caso sardo il gioco delle correnti interne è stato particolarmente duro soprattutto in seguito alla decisione di Renato Soru di candidarsi alla Segreteria del partito nelle primarie dell'ottobre del 2007. E' storia recente lo scontro che ne è seguito in seguito alla vittoria di misura di Antonello Cabras (con il voto inquinato dal sostegno del centro-destra) che di fatto non governò il partito prima di portarlo, dopo le sue dimissioni, all'elezione di luglio della Barracciu (mai riconosciuta dalla corrente Cabras) e poi al recente commisariamento di Achille Pessoni inviato da Veltroni.

Il PD sardo ha quindi ampiamente deluso le aspettative dell'elettorato di sinistra presentandosi diviso e lacerato. Lo stesso Cabras durante la settimana precedente le elezioni del 15 e 16 febbraio ha preferito andare negli Stati Uniti piuttosto che fare campagna elettorale nel collegio Carbonia-Iglesias lanciando così un messaggio chiaro ai membri locali della sua corrente. Il risultato è che il centro-destra ha vinto in quello che da sempre, per la sua storia mineraria e operaia, era un feudo del centro-sinistra.

Alcuni sostengono che se Renato Soru non si fosse candidato alla Segreteria del PD sardo tutto questo non sarebbe successo. Personalmente non sono d'accordo perchè ho modo di credere che alla vigilia di quelle primarie fosse ormai chiara la volontà del partito di non ricandidare Renato Soru alle Regionali del 2009. Perchè? Pur non conoscendo i dettagli politici non mi è difficile pensare che Soru si fosse ormai spinto con le sue riforme molto oltre gli accordi del 2003 (quelli della sua candidatura alla presidenza della Regione) e che quindi fosse diventato una minaccia per lo stesso status quo del centro-sinistra (penso per esempio alla riforma dei Consorzi Industriali).

Insomma credo che la sconfitta di ieri sia principalmente il risultato di queste tre componenti cui va aggiunta comunque la responsabilità dei sardi di non aver ancora raggiunto una maturità etica e civile capace di riconoscere gli interessi generali e quelli individuali soprattutto quando questi ultimi vengono presentati come interesse collettivo.

Perchè i sardi non hanno ancora raggiunto questa maturità? Disinteresse, altre priorità nella scala dei bisogni, un' atavica soggezione verso i leader politici sicuramente sono alcune delle spiegazioni possibili ma sicuramente un ruolo chiave è quello giocato dal giornalismo con televisioni e giornali non sempre all'altezza nel contribuire alla costruzione dello spirito critico dei lettori. Anzi, come il Gruppo Unione Sarda dimostra, spesso interessati all'opposto.

Cosa comporta questa sconfitta?
Innanzitutto due degli obiettivi iniziali di Berlusconi sono stati già raggiunti: il governo della Regione Sardegna è stato conquistato e la spallata al PD è riuscita tant'è che poche ore fa Walter Veltroni si è dimesso. Rimane ancora aperta l' ultima questione relativa al futuro politico di Renato Soru. Non so cosa accadrà, l´ho visto abbastanza male nella conferenza stampa e il caos di queste ore non aiuta all'analisi. La sua leadership è comunque forte visto e considerato che ha ottenuto il 5% dei voti in più della sua coalizione ( 5% in meno per Cappellacci) ma il rischio è che una sua eventuale uscita di scena rischierebbe comunque di disperdere tutto quel movimento di partecipazione e interesse che si è sviluppato intorno al suo messaggio politico.

Una cosa è certa: Renato Soru ha rapprentato e rappresenta una enorme risorsa per la Sardegna, ci ha portato ad avere una considerazione mai avuta prima e oggi la sua caduta mette persino in forse il significato stesso della nostra autonomia che purtroppo è stata consegnata al "colonizzatore" di turno.

Per chi ha cercato di comprendere e informarsi tutto questo appare assurdo, come è potuto succedere? Ritornerà ancora una stagione riformistica come questa? Che ne sarà della vertenza entrate? Per quanto tempo ancora avremo la trasparenza amministrativa del sito della Regione?
E qui concludo con una punta di ottimismo: credo che quella che è stata la debolezza delle riforme in termini di creazione del consenso diventerà la forza della loro durata nel tempo. Mi spiego meglio: le riforme di questi anni non sono state puntuali e sensazionalistiche ma hanno riguardato in profondità l' intero funzionamento della pubblica amministrazione regionale e per questo motivo saranno molto più difficili da eliminare in tempi brevi o a colpi di delibere perchè diventate parte dello stesso funzionamento quotidiano della macchina amministrativa.
In ogni modo servirà sempre di più la partecipazione di tutti per vigilare e fare un'opposizione seria e costruttiva.
Però sarà dura e in salita, soprattutto nei prossimi mesi.

Le elezioni in Sardegna sui media stranieri:



BlogFromItaly "Sardinia loses Soru"
EuroNews "Centre right outs left wing coalition in Sardinia"
BBC News "Italian opposition leader resigns"
France24 News "Left-wing leader Veltroni resigns after Sardinia election upset"
Herald Tribune Europe "Berlusconi´s candidate wins elections in Sardinia"
ANSA News "Veltroni resigns after defeat in regional election"

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Dettagliata, puntuale e decisamente esemplificativa la tua analisi, hai la mia approvazione ed anche i miei complimenti! Guarda su youtube il video LETTERA APERTA A RENATO SORU e poi dai uno sguardo al suo sito byoblu.com...è tutto interessante ma a metà homepage c'è ciò che ci interessa da vicino: l'oligopolio mediatico in Sardegna!

Anonimo ha detto...

Hai tante ragioni e tutte vere....!!! Ma non è che la verità è
più vicina di quello ke pensiamo??????

Mi spiego..tanta gente è superficiale e si fà attrarre dalle cose
facili da avere subito senza sacrifici.......penso ai disoccupati ..5
mila euro..e via dicendo ..
Soru era troppo serio e forse troppo complesso e disciplinato per
piccoli cervelli,,,,,,....!!!

Quilmes ha detto...

Verissimo! Certamente c'è anche questa componente "culturale" ( che di culturale ha
ben poco) "tanta gente è superficiale e si fà attrarre dalle cose
facili da avere subito senza sacrifici" ma proprio questo era il progetto
politico di Renato Soru: superare l'atavica dipendenza e diventare artefici
del nostro presente e futuro in maniera responsabile e autonoma.

Concordo anche sul secondo punto "Soru era troppo serio e forse troppo complesso e disciplinato per piccoli cervelli,,,,,,....!!!" e infatti è stata necessaria una presentazione di un'ora solo per spiegare le linee generali
delle riforme soriane, ma alla fine il pubblico ha capito ed era entusiasta.

Domanda: non dovrebbe essere il compito dell'informazione quello di far crescere il senso critico e la capacità di giudizio? Ma forse tutto questo, che è normale in molti paesi europei (per esempio in Germania ma anche in Spagna),
in Sardegna e in Italia è puro idealismo e che forse non c'è posto per parecchi di noi in questo sistema e che prima capiamo che questi non sono tempi per noi e meglio è.

Per ultimo dovremmo forse imparare da questi avversari che non hanno nè
tanti scrupoli nè vergogne, parlano per slogan semplici ma efficaci e
soprattutto promettono tantissimo ai singoli di solito mantenendo.
Esattamente l'opposto dell' idea soriana...

Insomma capire il complesso messaggio soriano poteva essere una capacità di crescita anche intellettuale ma forse alla maggioranza dei sardi non
interessa, è un gran peccato perchè credo che la libertà passi soprattutto dalla conoscenza. Ma forse non interessa.

Quilmes ha detto...

Scrive Ezio Mauro su "La Repubblica" di oggi:
"Come dimostra il risultato di Soru, il migliore tra i possibili candidati in Sardegna, senza l'acqua della politica non si galleggia.
Non è il momento della secessione individuale, della solitudine di sinistra. Berlusconi dopo il trionfo personale in Sardegna può permettersi di aggiornare la sua strategia, rinviando la scalata al Quirinale, che farà, ma più tardi. Oggi può provare a prendere ciò che gli manca dell'Italia. Napoli, la Campania. Poi portare la sfida direttamente nel cuore della sinistra del Novecento, a Bologna. Quindi pensare a Torino, magari a Firenze. Chiudere il cerchio. Per poi finalmente pensare ai giornali.

Il Pd in questi mesi si è certamente opposto al governo Berlusconi, e anche a suoi singoli provvedimenti. Ma a me ha dato l'impressione di non avere l'esatta percezione della posta in gioco, che non si contende, oggi, con il normale contrasto parlamentare e televisivo di una destra normale. Qui c'è in campo qualcosa di particolare, l'esperimento di un moderno populismo europeo che coltiva in pubblico la sua anomalia sottraendosi alle leggi, sfidando le istituzioni di controllo, proponendosi come sovraordinato rispetto agli altri poteri dello Stato in nome di un rapporto mistico e sacro con gli elettori. Un'anomalia vittoriosa, che ha saputo conquistarsi il consenso di quasi tutti i media, che ha indotto un riflesso di "sazietà democratica" anche a sinistra ("il conflitto di interessi esiste ma basta, non ne posso più") che ha reso la sinistra e il Pd incapace di pronunciare il suo nome mentre non sa pronunciare il nome del suo leader: e che quindi proprio oggi, per tutte queste ragioni, può chiedere apertamente di essere "costituzionalizzata", proponendo di fatto all'intero sistema politico, istituzionale e costituzionale italiano di farsi berlusconiano.

Se questa è la partita - e con ogni evidenza lo è - dovrebbero discendere comportamenti politici e scelte all'altezza della sfida. E persino del pericolo, per una sinistra di governo. Dunque il Pd, se vuole continuare ad esistere - cominciare davvero ad esistere: il partito non ha nemmeno ancora un tesseramento - deve capitalizzare le dimissioni di Veltroni, come la spia di un punto d'allarme a cui è giunto il partito, ma anche come un investimento di generosità. Deve restituire infine un nome alle cose, leggendo Berlusconi per ciò che è, un potere anomalo e vincente, che tuttavia può essere battuto, come ha fatto per due volte Prodi."

Quilmes ha detto...

Scrive Ezio Mauro su "La Repubblica" di oggi:
"Come dimostra il risultato di Soru, il migliore tra i possibili candidati in Sardegna, senza l'acqua della politica non si galleggia.
Non è il momento della secessione individuale, della solitudine di sinistra. Berlusconi dopo il trionfo personale in Sardegna può permettersi di aggiornare la sua strategia, rinviando la scalata al Quirinale, che farà, ma più tardi. Oggi può provare a prendere ciò che gli manca dell'Italia. Napoli, la Campania. Poi portare la sfida direttamente nel cuore della sinistra del Novecento, a Bologna. Quindi pensare a Torino, magari a Firenze. Chiudere il cerchio. Per poi finalmente pensare ai giornali.

Il Pd in questi mesi si è certamente opposto al governo Berlusconi, e anche a suoi singoli provvedimenti. Ma a me ha dato l'impressione di non avere l'esatta percezione della posta in gioco, che non si contende, oggi, con il normale contrasto parlamentare e televisivo di una destra normale. Qui c'è in campo qualcosa di particolare, l'esperimento di un moderno populismo europeo che coltiva in pubblico la sua anomalia sottraendosi alle leggi, sfidando le istituzioni di controllo, proponendosi come sovraordinato rispetto agli altri poteri dello Stato in nome di un rapporto mistico e sacro con gli elettori. Un'anomalia vittoriosa, che ha saputo conquistarsi il consenso di quasi tutti i media, che ha indotto un riflesso di "sazietà democratica" anche a sinistra ("il conflitto di interessi esiste ma basta, non ne posso più") che ha reso la sinistra e il Pd incapace di pronunciare il suo nome mentre non sa pronunciare il nome del suo leader: e che quindi proprio oggi, per tutte queste ragioni, può chiedere apertamente di essere "costituzionalizzata", proponendo di fatto all'intero sistema politico, istituzionale e costituzionale italiano di farsi berlusconiano.

Se questa è la partita - e con ogni evidenza lo è - dovrebbero discendere comportamenti politici e scelte all'altezza della sfida. E persino del pericolo, per una sinistra di governo. Dunque il Pd, se vuole continuare ad esistere - cominciare davvero ad esistere: il partito non ha nemmeno ancora un tesseramento - deve capitalizzare le dimissioni di Veltroni, come la spia di un punto d'allarme a cui è giunto il partito, ma anche come un investimento di generosità. Deve restituire infine un nome alle cose, leggendo Berlusconi per ciò che è, un potere anomalo e vincente, che tuttavia può essere battuto, come ha fatto per due volte Prodi."

Anonimo ha detto...

Hai fatto un'analisi dell'accaduto molto ben articolata, è inutile...stando "fuori" dal problema lo si riesce a vedere ed analizzare meglio, c'è un elevato punto di vista e un ridotto livello di coinvolgimento ...UGUALE...più lucidità e chiarezza degli intenti delle parti!