People between tradition and modernity, and sometimes they come back.

domenica 16 marzo 2008

Libertà e creatività espressiva. Come difenderle.


Rodari, Munari e Bergonzoni ci ricordano quanto sia importante difendere la nostra libertà e soprattutto la nostra creatività espressiva da tutte quello forme “standardizzate” e da quei luoghi comuni che tendono ad incanalare il linguaggio lungo binari fissi e prestabiliti.

Nelle righe che seguono ho cercato di accostare tra di loro alcune parti delle loro opere, un accostamento non casuale che spero possa essere spunto per ulteriori riflessioni.
In particolare desidero sottolineare come, nel romanzo "Il libro degli errori", l'instancabile sperimentatore Munari si diverte a ribaltare i codici rappresentativi, liberando l'immagine dal rapporto servile di mera illustrazione per ritagliarsi spazi autonomi e realmente di ricerca. Buona lettura.



Proverbi

Dice un proverbio dei tempi andati:
"Meglio soli che male accompagnati".
Io ne so uno più bello assai:
"In compagnia lontano vai"

Dice un proverbio, chissà perché:
"Chi fa da se fa per tre".
Da quest' orecchio io non ci sento:
"Chi ha cento amici fa per cento".

Dice un proverbio con la muffa:
"Chi sta solo non fa baruffa".
Questa, io dico, è una bugia:
"Se siamo in tanti, si fa allegria".

(da: Gianni Rodari, Il libro degli errori, Torino, Einaudi, 1964)


Il linguaggio per Rodari (il varesino che ha raccontao il mondo ai bambini) diventa non solo uno strumento comunicativo e costruttivo, ma persino un mezzo attraverso cui attribuire valore ed essenza alle cose: un cane senza la c iniziale, ovvero un "ane" è come un cane senza testa, ovvero ha perso la sua stessa identità e fisionomia di cane; la benzina con la s al posto della z non fa camminare le automobili, gli occhiali senza h non ci permettono di vedere, l' "oglio" con la g è un pessimo condimento, e così via. La lingua, dunque, permette di dare un nome alle cose e quel nome ne definisce il ruolo e la funzione.


"In cielo c'era una splendida mezza luna, un pugno di prezzemolo e tante stelle"

(da: Alessandro Bergonzoni, Le balene restino sedute, Milano, Mondadori, 1989)

L'interpretazione straniante di "mezza luna" che vede in essa non l'astro che brilla in cielo ma l'arnese affilato che si usa per preparare i soffritti in modo rigorosamente artigianale, fa in modo che, accanto alla suddetta mezza luna, appaia per l'appunto il pugno di prezzemolo, essenziale per il soffritto.





"2 marzo Hanno verniciato di verde la mia amica Mariarosa: non so più come chiamarla. Vandali"
(da: Alessandro Bergonzoni, E' già mercoledì e io no, Milano, Mondadori, 1992, Il testo è scritto in forma di diario n.d.r)
La portata scandalosa dell'iniziativa degli ignoti verniciatori sta nell'aver posto fine, grazie alla mano di verde, alla condizione alla base della denominazione dell'amica del protagonista Maria-ROSA. Poiché Maria Rosa è un nome proprio "depositato" mentre Maria Verde non lo è, il nostro protagonista, dopo la verniciatura della sua amica, si trova in difficoltà onomastiche. Appropriata la chiusa "vandali", epiteto rivolto per antonomasia a chi distrugge l'integrità di qualcosa di prezioso che non può più essere come prima (l'identità, in questo caso).

(fonte: www.michelececchini.it "UNA RIFLESSIONE SULLA LINGUA La competenza semantica")

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