People between tradition and modernity, and sometimes they come back.

giovedì 4 settembre 2008

Buggerru, 4 settembre 1904


Buggerru, con la Laveria Lamarmora e la Galleria Henry, fu scenario delle agitazioni dei minatori che culminarono nel tragico eccidio del 4 settembre 1904 raccontato da Dessì in Paese d'ombre.

Buggerru come Montevecchio nasce e vive attorno alla miniera e ancora oggi camminare tra i viottoli e le stradine dei due borghi richiama continuamente la storia di uomini, macchine e fatica (vedi itinerario "Le miniere nell'opera di Giuseppe Dessì").

"Quando, verso le dieci, arrivarono gli operai, cominciò lo spettacolo. Erano minatori, per la maggior parte, poiché in quei giorni c'era sciopero nella miniera di Buggerru. Nessuno, a Norbio, aveva mai visto picconi maneggiati con tanta sveltezza e bravura. Sembravano ruote che girassero tagliando la roccia e la terra, facendo volare in alto scintille e schegge".
...

"Dal fondo della piazza volò un sasso che passò sopra la folla e finì contro i vetri della falegnameria. Fu l'inizio di un crescendo. I sassi ormai cadevano fitti quando, nel panico di un istante che sarebbe stato difficile scomporre nella sua fulminea successione cronologica, qualcuno, rimasto sempre sconosciuto, diede un ordine secco ed energico che i soldati eseguirono automaticamente. Come un solo uomo si fermarono, puntarono a terra il calcio dei fucili, inastarono la baionetta, poi con gesto rapido, sicuro, fecero scorrere il carrello di caricamento, misero la pallottola in canna. Non tutti lasciarono partire il colpo, ma molti lo fecero e furono soddisfatti del loro gesto. Quella cartuccia li avrebbe salvati. Più tardi durante l'inchiesta, risultò che i fucili avevano sparato da soli e che le autorità ignoravano che i soldati avessero le giberne piene di cartucce.
Felice Lìttera vide chiaramente il gesto del soldato che aveva davanti, il suo teorico diretto avversario. Senza esitazione, fece roteare il martello dal lungo manico e colpì nello stesso istante che sentiva in piena faccia la vampata della fucilata, poi il buio.
Sante Follesa, con la giacca a brandelli e il volto insanguinato si avvicinò: li conosceva tutti. Fra i morti ce n'era uno bocconi, la faccia nascosta nella polvere. S'inginocchiò, cautamente lo rovesciò sul dorso e scoppiò in singhiozzi".

...

"La notizia della strage rimbalzò per tutta l'Italia operaia. A Milano fu comunicata alla folla durante un comizio di protesta e provocò uno sciopero generale in tutta la Penisola.
Solo in Sardegna rimase senza eco, e il silenzio di Buggerru, dopo la strage, in quel triste pomeriggio di settembre, era il simbolo del silenzio di tutta l'isola nella compagine nazionale"(Giuseppe Dessì, Paese d'ombre).


(Foto: 2007 Quilmes. Monumento dello scultore Pinuccio Sciola)

Creative Commons License
Queste opere sono pubblicate sotto una Licenza Creative Commons.

Nessun commento: