
Trentottoanni ma gliene daresti ventotto, un sorriso aperto e una faccettina rassicurante che però non lasciano spazio ad indecisioni o debolezze.
L'intervento di Debora Serracchiani all'Assemblea Nazionale dei Circoli del Partito Democratico è stato chiaro e deciso e ha catturato l'attenzione di tutto il pubblico presente.
Qualcuno ha già scritto che un discorso può cambiare la vita, se fosse così le faccio i miei migliori auguri!

TRADUZIONE IN ITALIANO
Nasce una stella nella sinistra italiana.
Un discorso vibrante di Debora Serracchiani, dirigente locale di trentotto anni, entusiasma la base disillusa del Partito democratico.
Parla in maniera chiara e senza retorica. Snocciola veritá tra sorrisi, con la voce soave e l’indice alzato. Nel mentre, nella platea, si disfano i capanelli e cresce l’entusiasmo. La sua faccina rotonda da bambina, con coda e frangetta, inganna. Ha trentotto anni, è avvocato, si chiama Debora Serracchiani ed è segretaria del Partito Democratico a Udine. In appena due giorni è diventata la nuova speranza di un`opposizione che cerca disperatamente una voce nuova e unitaria.
I più ottimisti sostengono che sarà l`Obama del centro-sinistra italiano. Proprio come fece nel 2004 l`attuale Presidente degli Stati Uniti nel congresso del Partito Democratico, anche lei è salita alla ribalta con un discorso sentito e di forte impatto. E`durato solamente tredici minuti ma è stato il più applaudito tra quelli dell`Assemblea Nazionale dei Circoli del Partito Democratico, riunione delle basi e dei dirigenti locali.
Su internet il suo video è stato scaricato migliaia di volte e, nel sito web del PD (www.youdem.it) è il più ricercato del mese. I commenti sono entusiasti. “Grande!”. “Finalmente una voce nuova!”. “Sei vera o sei un miraggio?”.
Serracchiani si è presentata dicendo: “Sono di Udine, la città che ha accolto a Eluana Englaro”, la ragazza che è rimasta in coma per diciasette anni prima che suo padre riuscisse ad ottenere l’autorizzazione giudiziaria per sospendere la sua alimentazione artificiale. Successivamente ha passato in rassegna, una per una, tutte le debolezze e le indecisioni che affliggono il suo partito, depresso e diviso, che ha perduto il fascino e la strada a che intraprese con le primarie dell’ottobre del 2007.
“In questi mesi si è visto che il sentimento di appartenenza al partito è stato molto più sentito dalla base che non dai dirigenti”, ha detto, riassumendo lo stato d`animo di migliaia di militanti. “La colpa non è di Walter Veltroni ma dell`assenza di una leadership capace di realizzare una sintesi della linea politica”, ha continuato, fresca e simpatica. “La diversitá del partito è la sua ricchezza, però bisogna imparare a parlare con una sola voce, a rispettare la maggioranza e, se necessario, a lasciare qualcuno a casa” ha proclamato tra l`ovazione generale.
Come continuava, ogni frase veniva acclamata da applausi e grida di “brava!”. “Dobbiamo superare i protagonisimi ed i personalismi, inventare una linea politica nuova, dare spazio ad una nuova generazione, non solo di etá ma piuttosto di mentalitá”.
Ha criticato le divisioni di fronte al dibattito sul testamento biologico, la ricerca irrefrenata della visibilitá mediatica, la lontananza dei dirigenti dai problemi dei cittadini. E guardando al segretario nazionale, Dario Franceschini, gli ha detto: “Non hai un compito facile, perché non sei una faccia nuova. Pero hai il dovere di dare una nuova credibilità e lo stai facendo”.
In conclusione ha spiegato qual’è la sua idea del Paese: “Noi non ci riconosciamo in un paese che lascia la sicurezza dei cittadini nelle mani di sceriffi politicizzati; che pensa che gli immigrati sono dei criminali, che non investe nella scuola, nell’ universitá e nella ricerca, che crede che la crisi la si risolva affrontandola con più allegria, che chiede ai medici di denunciare i loro pazienti, che non riscuote le tasse dei più ricchi perché sono pochi”.
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